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L’Industria nel 2050

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Risolvere un disequilibrio

Le meravigliose cose realizzate dall’uomo sono state prodotte grazie a materiali che la Terra ha collocato nelle sue viscere: minerali, metalli, petrolio. Da circa due secoli scaviamo e trivelliamo per estrarli, poi li bruciamo ad altissime temperature, disperdendone i fumi nell’atmosfera.

Un giorno però ci siamo accorti che c’è un problema, e grosso. Pare infatti che questa attività comprometta il delicato equilibrio che rende possibile l’esistenza della vita in superficie: quello tra la massa solida del pianeta e l’atmosfera che lo circonda.

Lo sviluppo economico industriale ed il benessere ambientale sono sostanzialmente sempre stati in antitesi. La svolta, alla quale tutto il mondo economico e industriale è stato chiamato a partecipare, consiste nel creare le condizioni per farli finalmente convivere.

Conversione delle produzioni

Alla base di questo cambiamento, vi è la conversione delle produzioni industriali, da base fossile a base vegetale.

Si tratta di un passaggio epocale. Il Presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, ha dichiarato che il “Green Deal” sarà per l’Europa “come lo sbarco dell’uomo sulla Luna”, poiché questo patto ci renderà il primo continente ad aver raggiunto la neutralità climatica.

In sintesi, attraverso la conversione alla nuova materia prima vegetale industria, economia e ambiente giungeranno a nuovo equilibrio, a beneficio di tutti.

Materie prime locali

Il trasporto ha incidenza nel calcolo della reale sostenibilità di un materiale: muovere navi o aerei che dalla Cina o dal Sud America consegnano alle industrie europee, produce un alto impatto in termini di costi e di emissioni. Possiamo quindi conseguire la massima efficienza soltanto attraverso una produzione interna, e ci sono le condizioni per poterlo fare.

Indipendenza e sinergia

Vi piace l’idea di un’Europa indipendente dal punto di vista delle materie prime? Non pensate che questo ci collocherebbe in tutt’altra posizione? Attraverso il bambù l’Europa, che da sempre ha dovuto acquisire materiali all’esterno, oggi avrebbe la possibilità di rendersi autonoma sulle materie sostenibili nel medio-lungo periodo. In Italia abbiamo un’enorme opportunità: possediamo sia le conoscenze acquisite in questi anni di esperienza, che il clima adatto per poter diventare un importante Paese produttore.

Oltre all’ossigeno ed al cibo, un impianto di bambù gigante svolge, di fatto, la funzione di una miniera o di un pozzo petrolifero: la produzione di materia prima a ciclo continuo.

Per un secolo.

Chi produce la materia prima si colloca al vertice della piramide di una nuova filiera industriale.

Al vantaggio industriale dell’auto-produzione si affianca la possibilità di un rilancio dell’agricoltura su un prodotto nuovo, ricco e con migliaia di destinazioni d’uso possibili. Il sud dell’Europa, quello che negli ultimi anni ha maggiormente risentito della crisi economica, può divenire il luogo di approvvigionamento per i più industrializzati Paesi del nord, dove non ci sono le condizioni climatiche ideali per la coltivazione.

Ciò che ora l’industria europea deve decidere è se acquisire autonomia oppure continuare a doversi procacciare la materia prima dagli altri continenti, restando così nelle mani di qualcun altro.

Il programma industriale Prosperity Bamboo si basa sulla convinzione che l’Italia possieda le perfette condizioni per essere paese produttore della materia prima del prossimo futuro.

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