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Bambu’ Gigante in Italia, investimenti e coltivazione

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La coltivazione del bambù, in Italia, è cominciata diversi anni fa e sempre più foreste sono presenti sul territorio italiano. La crescente centralità del tema della sostenibilità  sta sempre più sensibilizzando l’opinione pubblica sulla necessità di creare una nuova fonte di materia prima, amica dell’aria, del suolo e dell’ambiente.

Cos’è il Bambù Gigante

È una pianta originaria delle Cina, fa parte della famiglia delle graminacee. È estremamente rustica e si adatta a diverse tipologie di terreno, è gigante e sempreverde. I culmi del bambù sono costituiti da cellulosa ed emicellulosa. Crescono in altezza fino a 25 metri, possono raggiungere un diametro di 15 centimetri,  e sono coltivati per scopi industriali, commerciali e alimentari. 
La crescita del bambù gigante è costante e veloce, se la pianta è nel giusto ambiente e riceve il corretto nutrimento.

Esistono numerose specie di bambù e generi diversi, quindi è necessario selezionare quelle che meglio si prestano alla coltivazione del bambù industriale con una resa ottimale anche in base al tipo di terreno e clima. Sino ad oggi la scelta per un impiego industriale e commerciale è caduta principalmente sulla varietà Phyllostachis Pubescens o Edulis, conosciuta ai più come Moso.

Una piantagione di bambù non necessita di trattamenti chimici o con pesticidi, dal momento che la pianta ha naturali caratteristiche antibatteriche e antimicotiche, ed è risultata sino ad oggi immune da attacchi di parassiti o batteri.

Suolo e clima per la piantagione di bambù

La fertilità del territorio italiano è ancora una delle nostre più grandi risorse. L’agricoltura appare divisa in due mondi distinti: da una parte le colture tradizionali fatte di mercati sfruttati e spesso sviliti, di prodotti chimici e di multinazionali; dall’altra un’agricoltura innovativa, senza veleni, con prodotti nuovi, filiere in sviluppo, e dove (come ogni nuovo mercato) vi è un potenziale economico enorme ancora da esprimere.

Il clima italiano, sulla base di dati medi nazionali, è favorevole alla prosperità delle piantagioni di bambù, che in base alla scelta delle specie, non hanno difficoltà ad adattarsi, resistendo anche ad inverni rigidi con temperature che raggiungono i venti gradi sottozero.

E’ grazie ad uno studio preventivo e accurato del terreno, ed alle opportune lavorazioni e concimazioni che la foresta di bambù può sviluppare il suo pieno potenziale.

Bambù: investimenti per ettaro

Coltivare il Bambù non è un investimento alla portata di tutti, dal momento che per realizzare un impianto professionale performante si richiede un impegno finanziario iniziale di decine di migliaia di euro per ettaro ed un’attesa di 4-5 anni per cominciare ad arrivare in produzione.

Canne di Bambù

Quando si taglia un bosco di legname tradizionale, si eliminano delle risorse che saranno completamente sostituite in un arco di tempo di 30-40 anni. Con il generale aumento di consapevolezza , che ha coinvolto anche l’industria e l’agricoltura, è maturata una coscienza sulla eco-sostenibilità in rapporto alla velocità di crescita di un impianto ed ai relativi costi di produzione.

Conti alla mano, tutti i dati premiano i bambuseti, dal momento che una foresta cresce in 5 anni, dopo di che una parte del raccolto può cominciare ad essere conferita, e continuerà di anno in anno con produzioni crescenti a ciclo continuo che a pieno regime possono raggiungere le 40 tonnellate ettaro.

Impieghi del bambù gigante nell’industria

Il bambù ha un enorme potenziale in molti comparti industriali.

Basti pensare che con il legno ottenuto dalle canne di bambù, che è considerato pregiato, si fanno cucine, pavimenti, pareti divisorie, tetti. Ma anche parti lignee per barche, automobili.

Questo perché il prodotto finale ha delle proprietà meccaniche che sono state misurate e paragonate al rovere, e ancora migliori rispetto al legno di abete che è l’essenza attualmente più impiegata per i compositi da costruzione.

Il bambù ha infinite applicazioni di impiego che vanno dal tessile, alla bioplastica, cellulosa, cippato, pellet, tessuti, fino all’industria alimentare. Relativamente all’edilizia, in sede Universitaria si sta lavorando al protocollo per la certificazione del bambù italiano come materiale strutturale.

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